16 settembre 2012

Autunno americano (un po' di scuola elementare)

Due settimane fa gli Stati Uniti hanno festeggiato, a modo loro, il Labor Day, la festa del lavoro che, dal 1894, quando venne proclamata vesta nazionale, ogni anno coincide col primo lunedì di settembre. È l'ultimo giorno in cui le spiagge restano aperte, cioè curate e custodite, e l'ultimo lunedì di vacanza in cui di solito, nelle regioni settentrionali, ci si arrischia a cenare all'aperto, con la carne e le verdure sulla griglia (già al secondo lunedì d'ottobre, Columbus Day, la pioggia è in agguato).

Per i ragazzini il ritorno a scuola è anche un po' il ritrovarsi dopo una lunga estate. Per gli adulti è il giorno dei ripensamenti: l'estate è finita anche per noi e ci troviamo nel settembre dei nostri anni (o forse è la canicola d'agosto a sfiaccarci, o un buio pomeriggio d'ottobre a intristirci). Se si torna in riva al lago la domenica pomeriggio, si lasciano a casa spugne e costumi da bagno. Come qualcun altro ha già detto, il granturco nei campi è maturo e la coperta di notte è gelata (stanotte si arriva a 4 gradi, rispetto ai 24 dell'ora di pranzo). La vita si fa più lenta e presto comincerà a piovere e torneremo al cinema anche il pomeriggio, scantonando le vie e rifugiandoci in casa la sera.



È autunno anche della politica americana. C'è chi dice che Obama tornerà alla Casa Bianca, visto che ha un programma politico e che Mitt Romney vive solo di ideologie. Ma è spesso di ideologie che vive l'americano conservatore e individualista, che vorrebbe smantellare lo stato sociale anche se ne gode i benefici. E perché? Perché se ne vergogna: è un segno che non si può fare in proprio. Un modesto pizzaiolo del Midwest, intervistato, s'è dichiarato contro l'assicurazione sanitaria collettiva e i fondi per gli anziani. E da vecchio, se mai si ammalerà, devolverà la responsabilità ai figli, che dovranno prendersi cura di lui. Tutto in famiglia, in pratica. E chi non è ricco merita la miseria. Perciò si produce ossessivamente, temendo di continuo che dall'alto decidano (chi, poi?) che non servi più a niente e che è meglio metterti in strada, senza altro impiego e senza pensione. Ho visto tanti poveri in America di quell'età; chi dice che l'America non è un paese per vecchi non ha idea di quanto presto possa arrivare la vecchiaia, qui.


Allora si aspetta novembre, già pensando che il risultato delle elezioni farà andare di traverso a molti di noi il tacchino del Giorno del Ringraziamento. Ci si consola con le foglie rosse dell'autunno americano, che già cominciano a comparire sulle cime degli alberi, con le gocce di rugiada sui fili d'erba il mattino, col cielo ancora azzurro che lascia presagire una bella giornata a metà settembre con l'ultimo pranzo in giardino, sperando di svegliarci domani con un cielo inopinatamente sereno. Quando "la luce si fa avara, amara l'anima", basta poco per rallegrarsi; ma questo, ancora una volta l'ha già detto qualcun altro.