20 aprile 2020

Cristoforo Colombo in versi

Per la prima e ultima volta tradisco l'assunto generale del mio blog di raccontare storielle, ma le tante domande di temi americani da parte degli studenti dell'Università di Urbino mi spinge a pubblicare una mia poesia scritta tre anni fa in seguito ai vandalismi alle tante statue di Cristoforo Colombo negli Stati Uniti. Non ho mai amato la retorica e solo una volta ricordo d'aver partecipato, e di grande malavoglia, alla parata del secondo lunedì di ottobre a New York; ma non credo il povero genovese responsabile di tutte le nefandezze compiute a danni delle popolazioni indigene, come molti sostenevano prima di trovare altre preoccupazioni.


Cristoforo Colombo
Non era un eroe
e non era un assassino.
Era un mercante genovese,
Furbone e traffichino,
che voleva raggiungere le Indie
e, con le spezie, il petrolio di allora,
fottere i concorrenti veneziani.
Ha sbagliato continente
perché con l'astrolabio
non si misura la longitudine;
oggi lo sappiamo.
Ha fatto le idiozie sue, brutte e cattive,
ma il grosso è roba d'altri:
Cortès, Custer. Sarebbe meglio
prendersela con loro. Il casino
è che ha fatto credere che il pianeta
fosse grande, quando invece
è proprio, ma proprio piccolino.

E lo dice uno che sta in America.

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