19 marzo 2020

Il necessario

Ora che chiudono temporaneamente bar e ristoranti, che comunque servono ancora pasti da asporto, riapre altrettanto temporaneamente (pero quien sabe?) America al bar. Come ho già detto altre volte, non aspettatevi il commento autorevole ai fatti del giorno, perché quello è il compito dei corrispondenti dei giornali. Queste sono solo note di vita quotidiana e osservazioni "dal basso" (in molti sensi, compreso quello di appartamento abusivo a pianterreno della Napoli di Giuseppe Marotta ed Eduardo De Filippo, se vi piace) sulle reazioni all'emergenza Coronavirus.

Vero: chi cerca salviette disinfettanti, mascherine, fazzoletti, carta igienica e disinfettanti, rischia di trovarsi con gli scaffali vuoti. Ieri sera, al punto vendita della Target, il commesso mi ha detto che la prossima partita di salviette disinfettanti sarebbe arrivata solo il giorno dopo, cioè oggi, alle cinque e mezza del mattino. Perciò, mi consigliava di ordinarle in rete alle 5,46 e quindi di ritirarle alle otto, ora di apertura del negozio. Ammetto: non l'ho fatto. Sono andato qui vicino alla CVS (altro punto di una catena di grande distribuzione) e anche lì erano finite; ma c'era il Lysol liquido, che basta spruzzare sul panno-carta per pulire con eguale efficacia.

Per la verità, negli Stati Uniti il sistema della distribuzione lascia spesso a desiderare. Per i vestiti, devi sempre approvvigionarti mesi prima, perché i negozi non fanno magazzino ed esauriscono lo stock in fretta. Se hai bisogno di un maglione a febbraio, ti accorgi che ci avresti dovuto pensare a settembre o ottobre, perché sui banchi ci sono solo le rimanenze fuori taglia (sono rari gli americani 'small' e confesso di essere 'large' anch'io, ma da sempre) e a volte già le magliette estive.

È però anche vero che, ora come ora, le catene della grande distribuzione si stanno adoperando a fondo per provvedere i generi di prima urgenza per tutti e per razionalizzarne le vendite. Guanti isolanti, alcool e salviette vanno a ruba, ma ogni punto vendita ha messo una quota tassativa a questi generi: non più di una confezione per acquirente. Non so bene chi l'abbia stabilito, se lo Stato, la ditta distributrice o il negozio stesso; ma è una norma sensata e i commessi sono obbligati a farla rispettare, anche a costo di dover gestire le frustrazioni e gli umori difficili dei clienti.

Sono vuoti anche gli scaffali della farina e dello zucchero. Forse gli americani non si fidano più dei panettieri e dei pasticcieri; oppure, credo io, forse pensano, non senza ragione, che preparare le cose in casa possa diventare un bel passatempo per tutta la famiglia, visto che bisogna stare in casa e lavarsi ossessivamente le mani. Almeno si sta insieme e i bimbi imparano a fare qualcosa. E poi il pane di casa ha sempre un gusto diverso: "c'me 'na ciòpa fata in ca'", dicevano i versi nel dialetto di Bondeno di Luciana Guberti. Peraltro, con una certa sorpresa ho saputo che nel Massachusetts ci sono tanti immigrati dall'Emilia: Malaguti, Bulgarelli... Mi riprometto di indagare a fine epidemia.

No, qui non c'è la polizia per strada a monitorare chi va dove e perché, e ciò è una bella fortuna; ma noi americani stiamo fermi e non ci muoviamo più dello strettissimo necessario. Certo, coi test che scarseggiano e che non si sa bene dove cercare (un mio conoscente è stato mandato dal medico di base all'ospedale centrale e quindi dall'ospedale centrale al medico di base), qualche volta ci sembra di essere nelle mani... dei commessi!

2 commenti:

  1. che bello, Andrea, questo ponte con l'altro lato dell'oceano... anche se in un momento così difficile... mandaci i link che ritieni più significativi per commentare la situazione attuale e non ci lasciare soli! e facci sapere anche come va la corsa elettorale...

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  2. Ci proverò. Sulla politica e sulle notizie ufficiali, i giornali sono informati meglio di me, che faccio cronaca 'dal basso' (co' o Miezo Prevete e Pascalino 'o Pittore). Questi sono un po' "pesci rossi".

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