20 aprile 2020

Cristoforo Colombo in versi

Per la prima e ultima volta tradisco l'assunto generale del mio blog di raccontare storielle, ma le tante domande di temi americani da parte degli studenti dell'Università di Urbino mi spinge a pubblicare una mia poesia scritta tre anni fa in seguito ai vandalismi alle tante statue di Cristoforo Colombo negli Stati Uniti. Non ho mai amato la retorica e solo una volta ricordo d'aver partecipato, e di grande malavoglia, alla parata del secondo lunedì di ottobre a New York; ma non credo il povero genovese responsabile di tutte le nefandezze compiute a danni delle popolazioni indigene, come molti sostenevano prima di trovare altre preoccupazioni.


Cristoforo Colombo
Non era un eroe
e non era un assassino.
Era un mercante genovese,
Furbone e traffichino,
che voleva raggiungere le Indie
e, con le spezie, il petrolio di allora,
fottere i concorrenti veneziani.
Ha sbagliato continente
perché con l'astrolabio
non si misura la longitudine;
oggi lo sappiamo.
Ha fatto le idiozie sue, brutte e cattive,
ma il grosso è roba d'altri:
Cortès, Custer. Sarebbe meglio
prendersela con loro. Il casino
è che ha fatto credere che il pianeta
fosse grande, quando invece
è proprio, ma proprio piccolino.

E lo dice uno che sta in America.

Donne al potere e paesi che vai: risposte a Martina Sorrentino, Giulia Radi e Andrea Mangiacristiani

Quando avevo vent'anni, l'internet non c'era. C'era solo l'edicolante e in quattro compagni d'università compravamo ciascuno un giornale diverso e ce li scambiavamo in aula studio a Palazzo Maldura. I ventenni di oggi sono navigatori infaticabili e s'informano di certo meglio, ma sono a maggior rischio di bufale. Perché? Perché non ci sono pasti gratis, al mondo, quindi i siti gratuiti sono sempre sospetti. Ciononostante, va bene anche leggere Forbes. E passo al dunque.

Mi scrive Martina Sorrentino che, nelle sue scorribande curiose tra le notizie del mondo (vedo però soprattutto Italia e Stati Uniti, che poi sono anche le mie entità di riferimento), riconosce comportamenti costanti: supermercati svuotati, paura, fuga dalle città infette verso la tranquillità del locus amoenus, che si chiami Sardegna o Hamptons. Forse è vero che tutto il mondo è paese, ma, ancora una volta, meglio leggere il foglio di sbieco. 

Non sono un medievista, ma, da quando leggo il Decameron con una certa regolarità, ho sempre accostato, alla splendida e credibilissima descrizione della peste, la totale improbabilità della fuga in campagna delle sette ragazze e dei tre giovanotti: nel Trecento certe cose non capitavano. L'idea della sana vita di campagna è frutto di secoli di egemonia culturale urbana, in cui l'epidemia è l'unico freno alle attività della città, da Boccaccio a Manzoni ("Scappa, scappa, untorello. Non sarai tu che spianti Milano") e Moravia ("L'epidemia", da Racconti surrealistici e satirici). Ergo: occhio all'immaginario, perché spesso prende il posto del reale. 

Andrea Mangiacristiani ha ragione quando scrive che Forbes Magazine tira un po' un colpo al cerchio e uno alla botte, perché da un lato elogia Erna Solberg, che, rivolgendosi ai bambini, ha aiutato tanti genitori a gestire tante crisi familiari, dall'altro non nomina nemmeno il robusto welfare che sta alla base del sistema Norvegia. A me, che leggo sempre di sbieco, irrita, ma non sorprende, che l'araldo del neo-liberismo deifichi la mamma di Stato e non parli dello Stato-Stato, o addirittura che pontifichi che l'insegnamento online debba diventare il nuovo standard didattico, tanto per allargare il parco degli studenti-clienti-paganti. Ogni crisi è buona per riorganizzare la scacchiera; ed Erna Solberg è conservatrice: avrà la stessa empatia per gli operai adulti? Il fatto è che le riorganizzazioni avvengono sempre dall'alto, da chi ha posizioni di privilegio e, come dice un noto mafioso della letteratura, cammina sulle corna degli altri.

Sulla sensibilità collettiva dei paesi asiatici scrive invece Giulia Radi, vedendo in Taiwan e nella Cina comportamenti più responsabili socialmente e attribuendoli alle culture più attente all'intero corpo sociale e meno alla persona. Le rispondo che il confine tra responsabilità collettiva e libertà individuale è da negoziare ogni volta e con decisa determinazione. Conosco poco la Cina, ma quando l'industria cinese Fuyao ha aperto la fabbrica a Dayton, Ohio, rilevando gli stabilimenti chiusi della General Motors, s'è capito bene il conflitto tra la cultura della partecipazione individuale degli operai americani e quella dell'autorità indiscussa e della conformazione al tutto (gestito poi dalle autorità) dei padroni cinesi. Ne parla il documentario American Factory, disponibile su Netflix. Né mi sorprende l'app che controlli gli spostamenti delle persone, anche perché mi dicono che la Cina sia una dittatura. Mi sorprende invece che questa app di controllo, senza il minimo scopo terapeutico, sia stata accettata in Italia, dove, non contenti degli arresti domiciliari della popolazione, si è arrivati al controllo capillare e alla distruzione delle libertà individuali. Avremo un potere centrale che saprà in quale cesso andremo a pisciare, ma non sarà in grado di fare niente se ci saremo ammalati; e magari ne sarà addirittura lieto. 

Infamia, inganno e tradimento: a una certa età, tutto il mondo è Pavese.

18 aprile 2020

La vergogna di Trump e le nazioni sessuate: risposte a Giulia Radi e Marco Casanova

Oggi rispondo alle ultime lettere degli studenti dell'Università degli Studi di Urbino. Giulia Radi scrive che, secondo lei, è una vergogna che il Presidente Trump non si adoperi sino in fondo per la salvezza dei suoi cittadini. Rispondo, in sintesi, che, nonostante le sue tante vergogne, Trump incarna comunque lo spirito del capitalismo di frontiera, per cui ogni cosa va trasformata in denaro: "Fiat munus, pereat mundus". È il crimine che la storia americana perpetra da secoli: sfruttare il mondo per trarne un guadagno. Anche oggi, chi ha fatto incetta di mascherine e salviette disinfettanti e le vende in internet a dieci volte il prezzo non viene punito a norma di legge, ma trattato da libero imprenditore. 

Chi ha eletto Trump, nel 2016, s'era sentito abbandonato e tradito da un establishment sempre più lontano dal proletariato e sempre più borghese, in totale sintonia con l'idea dell'accumulo di capitale come segno di merito individuale e quindi predestinazione alla salvezza eterna, nell'incrocio di calvinismo e capitalismo che Max Weber spiega meglio di me. Chi lo vuole eleggere ora pensa che il Covid-19 sia una gran balla fatta apposta per controllare la gente e togliere le libertà costituzionali, come molti credono anche in Italia (vecchi giornalisti, giovani filosofi) che ritengono Trump il grande eroe che combatte la cospirazione mondiale guidata da Bill Gates, grande arci-architetto della pandemia attuale. Ci vorrebbe un po' di igiene mentale, ma non c'è. 


Marco Casanova mi scrive una lettera molto complessa in cui esprime il suo punto di vista sugli attuali stili di governo delle nazioni affette dalla pandemia applicando le teorie di Geert Hofstede e incrociando le identità maschili / femminili dei vari paesi del mondo secondo le sei dimensioni della cultura nazionale e l'identità di genere psicofisiologica (cis-gender) dei capi di governo. Non so che rispondere, se non che apprezzo l'ipotesi e invito Marco Casanova a sviluppare il suo assunto in un articolo di buona letteratura scientifica, di cui è di certo capace. 


Ecco, però: io forse sono interessato ad altro e l'ho scoperto in questi giorni nella pagina Facebook della mia collega Nadia Urbinati di scienze e filosofie politiche della Columbia University. In un suo post, Nadia commentava che sicuramente i vari governanti, scienziati e quant'altro faranno a gara su chi aprirà prima le strutture produttive e amministrative o su chi inventerà il vaccino per primo, cioè chi si mostrerà più efficiente. Nelle tante repliche, io osai contraddire addirittura Adriana Cavarero, una delle filosofe fondanti del pensiero della differenza sessuale in Italia. Riporto botta e risposta:


Adriana Cavarero E’ un atteggiamento tipico dei maschi: può sembrare una banalità ma c’è un’ampia letteratura scientifica su questa fenomenologia.


Andrea Malaguti È un atteggiamento tipico dei maschi coglioni. Può sembrare una banalità, ma ci sono secoli di saggezza sommersa in merito.


Sono sicurissimo che Adriana Cavarero ha ragione, ma alla letteratura scientifica preferisco la saggezza sommersa. Dev'essere l'età...

15 aprile 2020

Uomini e donne al potere: risposta a Giulia Eugaddi

Mi scrive oggi Giulia Eugaddi, dell'Università di Urbino:

According to Forbes, the pandemic going on around the world nowadays seems to be more controlled in some areas of the world where roles of power are covered by women, and it’s not a coincidence.

Scientific data show that women have an alternative style of leadership compared to men, based on collaboration and harmony. Therefore, they don’t obtain respect by blaming others for their mistakes, preferring to emphasize collaboration rather than conflict. This new style of leadership is in stark contrast with the general assumption that successful women cover top management positions just because they are emulating men, pointing out, especially in humanitarian emergencies, how this alternative way of problem-solving performs extremely well.

In particular, this article is showing us that several countries in northern Europe such as Finland, Norway or Germany, and some others in the opposite part of the world, like New Zealand and Taiwan have in common just one thing: women leaders. Indeed, what these female-driven governments did was to promptly put into action effective policies to prevent their citizens from getting sick and simultaneously communicate to all the members of the society, starting from kids, how to stay safe during the pandemic.

Genuinely, an opposite decisional process compared to men leaders such as Trump or Bolsonaro, that have opted for an aggressive strategy that seems not to be working so well, especially in the US where the number of infected people is increasing. (see Trump’s reaction to Fauci’s comments about the virus)

Witnessing the process of women making the first step in the historically male-dominated fields such as politics, make us hope that gender disparities will disappear in the foreseeable future in order to create an equal society able to understand the positive aspects of each gender.

“Leadership is based on elements such as intelligence, curiosity, empathy and integrity. Qualities that have nothing to do with gender”

Resources:

https://hbr.org/2020/04/7-leadership-lessons-men-can-learn-from-women

https://www.forbes.com/sites/avivahwittenbergcox/2020/04/13/what-do-countries-with-the- best-coronavirus-reponses-have-in-common-women-leaders/#556074a3dec4

Intanto, devo subito segnalare un'inesattezza: non ci sono dati scientifici a definire lo stile femminile di gestione del potere, ma solo valutazioni anche attente e per molti versi corrette dei giornalisti di Forbes. Quindi non c'è niente di incontrovertibile (né di falsificabile, direbbe Popper). Vero: le donne al potere hanno dichiarato uno stile molto più adatto e consono all'emergenza Covid-19 rispetto ad altri uomini al potere.

Il problema è che il condivisibilissimo pistolotto finale, cioè che le qualità fondamentali di un leader, (intelligenza, curiosità, empatia e integrità) siano equamente distribuite tra uomini e donne, è in chiara contraddizione con le tesi (altrettanto condivisibili) degli articoli, cioè che le donne dimostrino queste qualità e gli uomini no. Potrei rispondere che, quarant'anni fa, a spingere sul pedale dello stoicismo e dell'individualismo ("society does not exist") era proprio una donna, Margaret Thatcher, che uscì dall'ombra sconfiggendo con l'esercito le pretese argentine sulle Isole Falkland e convincendo così del proprio valore e soprattutto della propria determinazione il conservatore maschilista Enoch Powell, un Trump che conosceva il greco antico.

Risponderò invece che la tesi implicita (e in sé condivisibile) che ci vorrebbero più donne al potere va raffinata. In realtà, le donne non mancano; e non tutte si comportano come vorrebbero far credere gli articoli. Sarah Huckabee Sanders, già addetto stampa di Trump, e Betsy DeVos, ministro (ministra, se volete) dell'istruzione sono borghesi e razziste quanto il loro capo di gabinetto, se non peggio. E io non mi sono mai fidato nemmeno di Hilary Clinton.

È altrettanto vero, però, che c'è un razzismo e un sessismo residuale fortissimi e che almeno dall'epoca dell'amministrazione Reagan (la controparte americana di Margaret Thatcher) l'idea del potere s'è avviluppata sul modello del sopruso violento. Trump è stato eletto proprio perché nel suo show televisivo "The Apprentice", dava corpo proprio al capetto-kapo facile al sopruso e al mettere i suoi dipendenti l'uno contro l'altro, dandola vinta a chi faceva la voce più grossa e aveva il coraggio di essere violento. Chiunque abbia una pratica minima anche solo di lavoro di gruppo sa benissimo che si va avanti a sforzi collettivi e non a rivalità interne; ma la lotta di tutti contro tutti risponde alle paure più recondite di una cultura che vede nelle armi un bene di rifugio e nel maschio armato il baluardo estremo a difesa di quella che Giorgio Agamben chiama "vita nuda".

Il comportamento di Donald Trump, purtroppo, non ha spinto gli americani ad esaminare il loro subconscio e a fare i conti con la violenza originaria da cui sono sorti, cioè il genocidio delle popolazioni indigene in virtù (lo dicevo anche rispondendo a Sara Quaranta) di un destino manifesto della nazione americana, che doveva espandersi verso ovest. Chissà perché, a me il falso biondo di Trump ricorda la chioma iconica del Generale Custer, uno degli uomini più crudeli della storia. Però questo è un altro capitolo.

11 aprile 2020

Tradire i padri fondatori: risposta a Sara Quaranta

Rispondo pubblicamente alle osservazioni di Sara Quaranta, studentessa di letteratura e cultura angloamericana dell'Università di Urbino, pervenutemi a mezzo della Professoressa Alessandra Calanchi:

Today, on reading some newspapers online, I was very impressed by the news coming from the USA: in Hart Island, near the Bronx, there are mass graves that are used to bury the bodies of those who can't afford a place at the cemetery. We are living in an unreal time but unfortunately it's all true, many people are losing their lives, including those who save human lives, the doctors; it is the proof that no one escapes from this virus. The United States is the most affected country and sadly the economic factor is making the situation worse; in fact, not everyone has health insurance and for this reason many people will not be able to face the necessary treatment to recover from Covid-19. A 17-year-old boy in California died because he did not have health cover and doctors refused to treat him. These events made me understand two things: the first one is that we Italians should all be less angry with our country, because despite the political-economic problems, we have one important thing: the possibility of receiving treatments thanks to Public Health. It seems a small thing, but it is not! The second thing is that the Americans in the next presidential elections should elect a President who can guarantee them this right, which in my opinion is a human right that ensures human dignity. In the Declaration of Independence there was written: "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by the Creator with certain unalienable Rights, that among these are LIFE, LIBERTY and the pursuit of HAPPINESS. This means that the Founding Fathers had a very different image of America than the one it is today; more inclusive, more egalitarian and above all more RIGHT. Life, Liberty and HAPPINESS is everything that every human being hopes to have; they are fundamental rights.

Riassumo per i pochi che non leggono l'inglese (buono, peraltro) della nostra Sara: di fronte alle fosse comuni di Hart Island, l'isola a est del Bronx dove trovano sepoltura gli indigenti senza famiglia né sostentamento, e al rifiuto delle cliniche private di curare il diciassettenne californiano, dirottato verso i rari ospedali pubblici e quindi morto nel tragitto in ambulanza, gli italiani dovrebbero apprezzare l'accesso alla loro sanità pubblica e incondizionata e dall'altro gli americani dovrebbero votare per un presidente che gli garantisse un pari diritto. Perché, aggiunge, l'America ha tradito lo spirito della sua costituzione, che dovrebbe garantire il diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità.

Cara Sara, su tutto quello che dici trovi tanti, tanti americani d'accordo con te; lo sono anch'io sulla sanità pubblica italiana (ho avuto un padre medico ospedaliero a tempo pieno) e sulla necessità di qualcuno di diverso alla Casa Bianca. Però, se ogni tentativo di rendere pubblico il sistema sanitario americano è fallito, forse la ragione si trova proprio nelle parole della costituzione. Ogni tanto bisogna leggere tenendo il foglio di sbieco, come nel quadro di Hans Holbein "Gli ambasciatori" (1533), in cui la massa informe e sospesa in basso sfugge alla nostra comprensione; ma, se guardiamo la massa di sbieco, appunto, ci accorgiamo che è un teschio. Se poi guardiamo gli altri elementi del quadro, ci accorgiamo che al liuto mancano le corde e che tanti degli strumenti sullo scaffale più alto sono rovesciati. Insomma, la missione degli ambasciatori è fallita.

Leggendo di sbieco proprio le frasi della costituzione americana, bisogna tenere conto di una premessa sottintesa: "Per noi, non per gli altri". La vita, certo, perché in Inghilterra c'era ancora la pena di morte e si finiva impiccati; ma a passare per le armi gli indigeni del continente americano, i padri pellegrini non ci hanno pensato un attimo. La libertà, ma gli schiavi africani erano rapiti, comprati e venduti. E la ricerca della felicità, che poi si riduce al benessere materiale, anche a costo di sottrarre risorse agli altri o alla natura; tanto, la frontiera è ampia e di spazio ce n'è. L'America ha una missione nel mondo e un destino manifesto: il west va conquistato e coltivato, dando a ogni contadino dell'est il suo pezzetto di terra e decimando le nazioni indiane e riducendo i superstiti alle poche miglia quadrate delle riserve.

"Per noi, non per gli altri" è il ritorno del represso che oggi si trova in forma di reale nella politica americana attuale, divisa tra chi chiede di essere riconosciuto come partecipante al dibattito democratico e chi invece difende i privilegi ereditati come diritti acquisiti per merito. È impensabile pensare che le due parti non siano in conflitto, oggi, visto che lo erano anche ai tempi dei Founding Fathers.

27 marzo 2020

Come siamo messi

Come tutti sanno, il numero dei contagi riscontrati negli Stati Uniti ormai supera gli ottantamila. Il centro dell'epidemia del Coronavirus è qui. Sarà come in Italia? Difficile a dirsi. Il territorio degli Stati Uniti è molto meno densamente popolato, quindi è più facile distanziarsi, che è in sostanza la soluzione fondamentale. È molto meno sicuro un autobus pieno di gente che un parco dove ci si muove. All'idea di Trump di tornare al lavoro dopo Pasqua ci s'indigna o si sorride. Io stesso, nella mia totale disistima, penso che la boutade sia solo un espediente per contenere gli allarmi in borsa; ma di economia so pochissimo (e sarebbe ora che mi documentassi di più, lo so). Non ho altro da dire, per ora.

Prima di salutarvi, pubblico la tabellina dei suggerimenti del New York Times, che è l'indice essenziale della situazione americana e delle reazioni istituzionali; mi sembrano suggerimenti molto sensati e possono valere non solo per gli americani.

  • Answers to Your Frequently Asked Questions

    Updated March 24, 2020
    • How does coronavirus spread?

      It seems to spread very easily from person to person, especially in homes, hospitals and other confined spaces. The pathogen can be carried on tiny respiratory droplets that fall as they are coughed or sneezed out. It may also be transmitted when we touch a contaminated surface and then touch our face.
    • What makes this outbreak so different?

      Unlike the flu, there is no known treatment or vaccine, and little is known about this particular virus so far. It seems to be more lethal than the flu, but the numbers are still uncertain. And it hits the elderly and those with underlying conditions — not just those with respiratory diseases — particularly hard.
    • What should I do if I feel sick?

      If you’ve been exposed to the coronavirus or think you have, and have a fever or symptoms like a cough or difficulty breathing, call a doctor. They should give you advice on whether you should be tested, how to get tested, and how to seek medical treatment without potentially infecting or exposing others.
    • What if somebody in my family gets sick?

      If the family member doesn’t need hospitalization and can be cared for at home, you should help him or her with basic needs and monitor the symptoms, while also keeping as much distance as possible, according to guidelines issued by the C.D.C. If there’s space, the sick family member should stay in a separate room and use a separate bathroom. If masks are available, both the sick person and the caregiver should wear them when the caregiver enters the room. Make sure not to share any dishes or other household items and to regularly clean surfaces like counters, doorknobs, toilets and tables. Don’t forget to wash your hands frequently.
    • Should I wear a mask?

      No. Unless you’re already infected, or caring for someone who is, a face mask is not recommended. And stockpiling them will make it harder for nurses and other workers to access the resources they need to help on the front lines.
    • Should I stock up on groceries?

      Plan two weeks of meals if possible. But people should not hoard food or supplies. Despite the empty shelves, the supply chain remains strong. And remember to wipe the handle of the grocery cart with a disinfecting wipe and wash your hands as soon as you get home.
    • Should I pull my money from the markets?

      That’s not a good idea. Even if you’re retired, having a balanced portfolio of stocks and bonds so that your money keeps up with inflation, or even grows, makes sense. But retirees may want to think about having enough cash set aside for a year’s worth of living expenses and big payments needed over the next five years.

21 marzo 2020

Scaffali vuoti agli Hamptons

Avere di fronte a casa un supermercato che vende il pane fresco mi ha un po' viziato: ogni due giorni mi posso permettere una pagnotta casereccia. Oggi, però, dietro la panetteria, al reparto frutta, ho trovato gli scaffali delle banane completamente vuoti. Capisco fare incetta di salviette e disinfettanti, ma di banane? Ho chiesto all'impiegato intento all'inventario, che mi ha risposto che la gente compra tutto quello che può. Ormai si vende in un giorno quanto in tempi normali si vendeva in tre. Sono quindi diventati difficili gli approvvigionamenti, perché se si ordina troppo la rete della distribuzione salta. Si cerca quindi il compromesso ogni volta, anche se restano vuoti tanti scaffali: banane, pasta, riso, ecc.

Long Island, in questo momento, però, se la passa anche peggio. Long Island è la parte della penisola a sud di Manhattan che, dopo Brooklyn e Queens, si protende verso est. Nella parte orientale, la penisola si biforca in due tronconi. Nel troncone meridionale, da Westhampton alla punta estrema di Montauk, hanno la loro residenza estiva, dove di solito trascorrono luglio, agosto e a volte parte di settembre, le famiglie facoltose dell'alta borghesia di Manhattan. Il turismo altolocato fa da volano all'economia locale, fatta, in sostanza, di servizi: ristoranti, negozi, bar e altre attività commerciali gestite da residenti locali che, ovviamente, vivono nelle cittadine di Long Island dodici mesi all'anno. È chiaro che i servizi essenziali per i residenti permanenti sono programmati sul loro consumo modesto di classe medio-bassa e di ranghi ridotti.

Di recente, però, tanti altolocati di Manhattan sono riusciti a sfuggire al lockdown della penisola e, rifugiatisi nelle case estive, spesso hanno piratato i servizi della popolazione locale, per decenni trattata come sottoposti o dipendenti, come racconta il servizio del New York Post. Una signora, consapevole di essere infetta da Coronavirus e contravvenendo all'ordine di non lasciare la città,  ha raggiunto Southampton e ha chiesto assistenza e ricovero a un ospedale minuscolo, con 125 posti letto di cui solo otto di terapia intensiva. Altri sono arrivati in aeroplano. A Manhattan avrebbero trovato un'assistenza migliore, ma la sindrome da fuga era irrefrenabile.

L'invasione è cominciata la settimana scorsa, racconta sempre il New York Post, quando ha raggiunto gli Hamptons (Westhampton, Southampton, Easthampton) e Montauk un'orda di SUV carichi di cibarie. I loro proprietari abbienti hanno quindi fatto incetta di congelatori di dimensioni enormi. Dopo di che, è cominciata la razzia nei supermercati, a carrettate di cibo da ottomila dollari a botta, lasciando gli scaffali vuoti, riferisce sempre il New York Post. È uno sconcio, commentano tanti, quando ci sono i vecchi che campano con gli assegni e i buoni della Social Security e si trovano senza poter comprare niente da mangiare. Perché negli Hamptons, per quanto famosi per il turismo altolocato, abita anche tanta gente povera; e qualcuno di loro addirittura nei trailerpark, gli stazionamenti permanenti delle roulotte e dei caravan.

Gli abbienti, però, sembrano pronti a tutto, pur di fuggire alla paura del Coronavirus. Appena annunciata la chiusura delle scuole private di Manhattan, le culle dell'alta borghesia newyorkese, agli Hamptons sono piovute le richieste d'affitto immediato di case e ville, senza badare a spese. Tra le richieste, c'è quella della piscina riscaldata: se fuori ci sono 28 gradi Farenheit (-3 gradi centigradi), l'acqua deve arrivare a 88 (31 centigradi). Tra i ricchi c'è voglia di far festa, come all'epoca del Grande Gatsby, che però andò a finir male (e va detto che finì male anche il suo autore, Francis Scott Fitzgerald, che si sentiva un po' Gatsby anche lui); e se vanno a finir male loro?

Pare però che i poveri locali abbiano una risorsa che ai predatori esterni manca: la solidarietà degli altri. Fuori stagione, baristi e camerieri aiutano gli anziani come possono. E poi, cosa che il New York Post non dice, ma lo so io, gli abitanti del luogo sono più simpatici. Tanti anni fa, sono andato anch'io in vacanza a Montauk, cinque giorni ad agosto, e ricordo i camerieri e la gente del posto molto più simpatica e molto meno tronfia dei borghesoni che pensavano d'aver diritto a tutto. Le sperequazioni sono sempre dannose.

19 marzo 2020

Il necessario

Ora che chiudono temporaneamente bar e ristoranti, che comunque servono ancora pasti da asporto, riapre altrettanto temporaneamente (pero quien sabe?) America al bar. Come ho già detto altre volte, non aspettatevi il commento autorevole ai fatti del giorno, perché quello è il compito dei corrispondenti dei giornali. Queste sono solo note di vita quotidiana e osservazioni "dal basso" (in molti sensi, compreso quello di appartamento abusivo a pianterreno della Napoli di Giuseppe Marotta ed Eduardo De Filippo, se vi piace) sulle reazioni all'emergenza Coronavirus.

Vero: chi cerca salviette disinfettanti, mascherine, fazzoletti, carta igienica e disinfettanti, rischia di trovarsi con gli scaffali vuoti. Ieri sera, al punto vendita della Target, il commesso mi ha detto che la prossima partita di salviette disinfettanti sarebbe arrivata solo il giorno dopo, cioè oggi, alle cinque e mezza del mattino. Perciò, mi consigliava di ordinarle in rete alle 5,46 e quindi di ritirarle alle otto, ora di apertura del negozio. Ammetto: non l'ho fatto. Sono andato qui vicino alla CVS (altro punto di una catena di grande distribuzione) e anche lì erano finite; ma c'era il Lysol liquido, che basta spruzzare sul panno-carta per pulire con eguale efficacia.

Per la verità, negli Stati Uniti il sistema della distribuzione lascia spesso a desiderare. Per i vestiti, devi sempre approvvigionarti mesi prima, perché i negozi non fanno magazzino ed esauriscono lo stock in fretta. Se hai bisogno di un maglione a febbraio, ti accorgi che ci avresti dovuto pensare a settembre o ottobre, perché sui banchi ci sono solo le rimanenze fuori taglia (sono rari gli americani 'small' e confesso di essere 'large' anch'io, ma da sempre) e a volte già le magliette estive.

È però anche vero che, ora come ora, le catene della grande distribuzione si stanno adoperando a fondo per provvedere i generi di prima urgenza per tutti e per razionalizzarne le vendite. Guanti isolanti, alcool e salviette vanno a ruba, ma ogni punto vendita ha messo una quota tassativa a questi generi: non più di una confezione per acquirente. Non so bene chi l'abbia stabilito, se lo Stato, la ditta distributrice o il negozio stesso; ma è una norma sensata e i commessi sono obbligati a farla rispettare, anche a costo di dover gestire le frustrazioni e gli umori difficili dei clienti.

Sono vuoti anche gli scaffali della farina e dello zucchero. Forse gli americani non si fidano più dei panettieri e dei pasticcieri; oppure, credo io, forse pensano, non senza ragione, che preparare le cose in casa possa diventare un bel passatempo per tutta la famiglia, visto che bisogna stare in casa e lavarsi ossessivamente le mani. Almeno si sta insieme e i bimbi imparano a fare qualcosa. E poi il pane di casa ha sempre un gusto diverso: "c'me 'na ciòpa fata in ca'", dicevano i versi nel dialetto di Bondeno di Luciana Guberti. Peraltro, con una certa sorpresa ho saputo che nel Massachusetts ci sono tanti immigrati dall'Emilia: Malaguti, Bulgarelli... Mi riprometto di indagare a fine epidemia.

No, qui non c'è la polizia per strada a monitorare chi va dove e perché, e ciò è una bella fortuna; ma noi americani stiamo fermi e non ci muoviamo più dello strettissimo necessario. Certo, coi test che scarseggiano e che non si sa bene dove cercare (un mio conoscente è stato mandato dal medico di base all'ospedale centrale e quindi dall'ospedale centrale al medico di base), qualche volta ci sembra di essere nelle mani... dei commessi!