Non è però di ragioni di famiglia che voglio parlare, ma di un debito che debbo riconoscere proprio in questo sito di storie e storielle per i miei amici. È soprattutto a mia madre che devo il gusto del linguaggio e della scrittura. Non penso che si tratti di genetica né ho mai creduto che la scrittura fosse "un dono"; è un'abitudine, e a volte appunto un gusto, che si sviluppa col tempo e con l'esercizio, e che non può avere origine se non dalla lettura. Mia madre (come mio padre: s'erano conosciuti scambiandosi i libri di Pirandello) era una lettrice continua e vorace: accanto alla sua sedia c'erano sempre almeno quattro libri in sequenza.
È stata mia madre a farmi leggere i primi romanzi e racconti, alle mie prime carenze in italiano alla scuola media. Ricordo le nostre lunghe ore di lettura in montagna, quando fuori faceva freddo: Cassola, l'autobiografia di Chaplin... Rincarava la dose mio padre, leggendomi "I limoni" di Montale e facendomi innamorare degli Ossi di seppia poco prima degli esami finali. Terminai le medie con un voto molto alto in italiano, tante curiosità culturali e l'ultimo consiglio di mia madre: Sessanta racconti di Dino Buzzati, riletto più volte negli anni. Dopo seppi cavarmela più o meno da solo.
È stata mia madre a farmi leggere i primi romanzi e racconti, alle mie prime carenze in italiano alla scuola media. Ricordo le nostre lunghe ore di lettura in montagna, quando fuori faceva freddo: Cassola, l'autobiografia di Chaplin... Rincarava la dose mio padre, leggendomi "I limoni" di Montale e facendomi innamorare degli Ossi di seppia poco prima degli esami finali. Terminai le medie con un voto molto alto in italiano, tante curiosità culturali e l'ultimo consiglio di mia madre: Sessanta racconti di Dino Buzzati, riletto più volte negli anni. Dopo seppi cavarmela più o meno da solo.
Quando si superano i quaranta (e i cinquanta si avvicinano a gran passo) è prevedibile perdere i genitori, anche se è duro e coglie sempre impreparati. Dopo, però, almeno così credo, loro prendono in noi il posto che debbono avere. Il posto di mia madre è, anche, nelle parole, nell'italiano che uso per raccontare queste mie storie e storielle e la vita che mi capita di vivere. Ci vuole vita per amare la vita, diceva un'altra madre della letteratura, la Lucinda Matlock dell'Antologia di Spoon River, altro libro che mia madre amava moltissimo; e con mia madre il linguaggio sapeva essere vita, creatività, spirito; e mio padre l'aveva capito. È giusto che, quiete quiete, le sue parole prendano posto in fondo al cuore.
Scritto dal cuore con la saggezza ed il riconoscimento che crescono con gli anni. Mi ha commossa.
RispondiEliminaAlmeno gli anni sono serviti a qualcosa...
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