09 febbraio 2013

La neve, là fuori...

Sono barricato in casa. Ieri pomeriggio, ho appena fatto in tempo a ritirare la macchina dal carrozziere (lunedì della settimana scorsa un imprudente mi era entrato nella fiancata sinistra a uno stop mal rispettato: il cambio automatico diffuso qui fa brutti scherzi) e a fare un minimo di spesa prima di dovermi togliere di strada definitivamente alle quattro, per ordinanza comunale. Da due giorni si aspettava la grande tormenta di neve, che finalmente s'è rovesciata su di noi ieri alle due. Eravamo tutti sull'attenti, pronti a far scorta di cibo in scatola per giorni, temendo un black-out simile a quello durato dieci giorni nell'ottobre del 2011, sempre a seguito di una forte nevicata imprevista.

Per la verità, la tormenta in corso non farebbe batter ciglio a nessun bellunese o bolzanino. Ne son scesi settanta centimetri buoni e forse tra oggi e domenica si sfiorerà il metro, ma in qualsiasi paesino delle Dolomiti sarebbero tutti allegri e darebbero il benvenuto ai turisti sulle piste da sci. Qui invece si dichiara lo stato di emergenza: qui son tutti seri (del resto c'è l'Anonima Banchieri, come diceva Buscaglione in Ciao, Joe).

Non ci sono stati danni alla rete elettrica comunque, ed era da prevedere. In pieno inverno, gli alberi spogli non trattengono tanta neve da spezzarsi e cadere sui fili della corrente (che non s'è ancora pensato a interrare). Perciò la gente ha preferito far scorta di cibo e prendersela comoda, anticipando i festeggiamenti del venerdì sera. Hanno infatti fatturato cinque volte tanto le bottiglierie. Io stesso, prima del coprifuoco, in coda alla Spirit Haus per poter accompagnare il trancio di tonno a cena con un sorso di bianco, ho visto la gente far razzia. Davanti a me, un tizio acquistava in un colpo solo ventiquattro lattine di birra, una bottiglia grande di whisky e due bidoni (in pratica) di misto per cocktail. "Vuole una sporta?" "No, ma se può aiutarmi a caricare la macchina..." "Oh, sì, volentieri..." Me l'aveva detto anche il carrozziere: "Ho il frigo pieno di Heineken e sto tranquillo".

Io non sono andato oltre il bicchiere di bianco a cena (ma i vicini al piano di sopra caricavano due casse di birra) e il caffè caldo di stamattina. E guardo la neve là fuori che, ammucchiata a dune dal vento, ha già sepolto tutte le automobili. E apro Tutte le poesie di Umberto Saba (a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 1988) a pagina 433:


NEVE

Neve che turbini in alto ed avvolgi
le cose in un tacito manto,
una creatura di pianto
vedo per te sorridere; un baleno
d'allegrezza che il mesto viso illumini,
e agli occhi miei come un tesoro scopri.

Neve che cadi dall'alto e noi copri,
coprici ancora, all'infinito. Imbianca
la città con le case e con le chiese,
il porto con le navi (...)


Fra poco dovrò raggiungere il mio vicino che, cosa nuova, s'è messo a spalare con vigore; di solito lo faccio io. Ma per un attimo rimango qui da me, dove "non si sente altro che il caldo buono" (l'ho fregata a Ungaretti, che non me ne vorrà). Per il momento, conviene accontentarsi di poco: vino, caffè, noci, poesie...

1 commento:

  1. Aspettavo questa tua breve cronaca sulla tempesta di neve annunciata e l'ho letta con vero piacere.
    Ti invidio un po'. A me la neve piace tantissimo, se poi ricopre i luoghi dove abitiamo, piace ancora di più. Ci costringe a rallentare i ritmi quotidiani e smorza, in parte, la frenesia delle persone.
    Per il resto: "sòdi!"
    Bello, grazie

    Andrea

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