Avere di fronte a casa un supermercato che vende il pane fresco mi ha un po' viziato: ogni due giorni mi posso permettere una pagnotta casereccia. Oggi, però, dietro la panetteria, al reparto frutta, ho trovato gli scaffali delle banane completamente vuoti. Capisco fare incetta di salviette e disinfettanti, ma di banane? Ho chiesto all'impiegato intento all'inventario, che mi ha risposto che la gente compra tutto quello che può. Ormai si vende in un giorno quanto in tempi normali si vendeva in tre. Sono quindi diventati difficili gli approvvigionamenti, perché se si ordina troppo la rete della distribuzione salta. Si cerca quindi il compromesso ogni volta, anche se restano vuoti tanti scaffali: banane, pasta, riso, ecc.
Long Island, in questo momento, però, se la passa anche peggio. Long Island è la parte della penisola a sud di Manhattan che, dopo Brooklyn e Queens, si protende verso est. Nella parte orientale, la penisola si biforca in due tronconi. Nel troncone meridionale, da Westhampton alla punta estrema di Montauk, hanno la loro residenza estiva, dove di solito trascorrono luglio, agosto e a volte parte di settembre, le famiglie facoltose dell'alta borghesia di Manhattan. Il turismo altolocato fa da volano all'economia locale, fatta, in sostanza, di servizi: ristoranti, negozi, bar e altre attività commerciali gestite da residenti locali che, ovviamente, vivono nelle cittadine di Long Island dodici mesi all'anno. È chiaro che i servizi essenziali per i residenti permanenti sono programmati sul loro consumo modesto di classe medio-bassa e di ranghi ridotti.
Di recente, però, tanti altolocati di Manhattan sono riusciti a sfuggire al
lockdown della penisola e, rifugiatisi nelle case estive, spesso hanno piratato i servizi della popolazione locale, per decenni trattata come sottoposti o dipendenti, come racconta il servizio del
New York Post. Una signora, consapevole di essere infetta da Coronavirus e contravvenendo all'ordine di non lasciare la città, ha raggiunto Southampton e ha chiesto assistenza e ricovero a un ospedale minuscolo, con 125 posti letto di cui solo otto di terapia intensiva. Altri sono arrivati in aeroplano. A Manhattan avrebbero trovato un'assistenza migliore, ma la sindrome da fuga era irrefrenabile.
L'invasione è cominciata la settimana scorsa, racconta sempre il
New York Post, quando ha raggiunto gli Hamptons (Westhampton, Southampton, Easthampton) e Montauk un'orda di SUV carichi di cibarie. I loro proprietari abbienti hanno quindi fatto incetta di congelatori di dimensioni enormi. Dopo di che, è cominciata la razzia nei supermercati, a carrettate di cibo da ottomila dollari a botta, lasciando gli scaffali vuoti,
riferisce sempre il New York Post. È uno sconcio, commentano tanti, quando ci sono i vecchi che campano con gli assegni e i buoni della Social Security e si trovano senza poter comprare niente da mangiare. Perché negli Hamptons, per quanto famosi per il turismo altolocato, abita anche tanta gente povera; e qualcuno di loro addirittura nei
trailerpark, gli stazionamenti permanenti delle roulotte e dei caravan.
Gli abbienti, però, sembrano pronti a tutto, pur di fuggire alla paura del Coronavirus. Appena annunciata la chiusura delle scuole private di Manhattan, le culle dell'alta borghesia newyorkese, agli Hamptons sono piovute le richieste d'affitto immediato di case e ville, senza badare a spese. Tra le richieste, c'è quella della piscina riscaldata: se fuori ci sono 28 gradi Farenheit (-3 gradi centigradi), l'acqua deve arrivare a 88 (31 centigradi). Tra i ricchi c'è voglia di far festa, come all'epoca del Grande Gatsby, che però andò a finir male (e va detto che finì male anche il suo autore, Francis Scott Fitzgerald, che si sentiva un po' Gatsby anche lui); e se vanno a finir male loro?
Pare però che i poveri locali abbiano una risorsa che ai predatori esterni manca: la solidarietà degli altri. Fuori stagione, baristi e camerieri aiutano gli anziani come possono. E poi, cosa che il New York Post non dice, ma lo so io, gli abitanti del luogo sono più simpatici. Tanti anni fa, sono andato anch'io in vacanza a Montauk, cinque giorni ad agosto, e ricordo i camerieri e la gente del posto molto più simpatica e molto meno tronfia dei borghesoni che pensavano d'aver diritto a tutto. Le sperequazioni sono sempre dannose.